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Dario Acocella
Viaggio verso il mondo de... "Ho fatto una barca di soldi", un film documentario di Dario Acocella
lunedì, novembre 04, 2013Unknown
Il passo dell’airone
Un
viaggio lungo una vita.
Il coraggio di un sogno.
Barba bianca e occhi rivolti
all’infinito. Un carrello della spesa è il suo Atelier, il tetto di Roma la sua
casa.
A vederlo sarebbero diverse le domande che, inevitabilmente,
prenderebbero forma in ognuno di noi.
Eppure, nessuna apparente
risposta potrebbe saziare la banale curiosità, perché Fausto Delle Chiaie - ironico dissacratore, pioniere della Street
Art e fondatore del Manifesto Infrazionista - di tutto si nutre, fuorché di apparenza e
superficialità.
Questo e molto altro ce lo racconta
Dario Acocella, giovane regista,
sceneggiatore e montatore che, alle soglie di un percorso lavorativo già ricco
e promettente, decide di esordire sul grande schermo con un film documentario
dedicato alle ventiquattro ore interamente trascorse con l’artista Fausto Delle
Chiaie, durante le quali si andranno a snodare le tematiche cruciali che hanno
diretto e condizionato la vita dello stesso.
Il motivo principale che mi ha
spinta a voler scrivere dell’opera di Dario Acocella, è senza dubbio stata
l’immediata ammirazione per la sua scelta stilistica nel volerci raccontare la
storia di un uomo che non ha mai avuto paura dei suoi sogni, ed ha piuttosto
deciso di trascinarli con sé ogni giorno e in ogni luogo con il fine di
renderli bene comune all’animo umano.
E’ per me stato impossibile non
rimanere affascinata dal bizzarro connubio che ha unito i cammini di due
artisti così diversi tra loro, eppure accomunati da una caratteristica che li
rende più vicini di quanto si possa credere: l’amore per l’Arte che diviene
vita. Sete di realtà senza maschera. Occhi bambini che guardano ad un futuro
costruito qui, oggi e subito, forte di un’unione collettiva che può esistere
solo grazie al rinnovo di una sensibilità oramai perduta.
Massaggiare
il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva.
È infatti con queste parole che Acocella lancia il messaggio sovrano di questa
sua nuova opera che “parla” con un linguaggio ad ampio respiro volto a guidarci
verso un viaggio quotidiano di chi la felicità decide di cercarla, e inizia
questo lungo e impervio percorso a partire da se stesso.
Perché -seguendo la filosofia di
Fausto Delle Chiaie- non servono spazi espositivi convenzionali per esporre le
proprie opere d’arte e creare quel particolare contatto spontaneo con il pubblico;
da qui l’idea di un museo all’aperto, un angolo di crude verità vestite di
oggetti e materiali di scarto, tuttavia capaci di trasmettere il messaggio
intrinseco voluto dall’artista.
Ho fatto una barca di soldi
è infatti il titolo dato da Delle Chiaie
ad una sua opera, ovvero una barchetta costruita con la stagnola e riempita al
suo interno con monete di pochi centesimi.
Uno sguardo sul mondo, il suo, che
a parere di Acocella riesce a scavare fino alla radice più profonda
dell’artista, eliminando ogni inutile archetipo e dando finalmente la giusta
rilevanza alla pura essenza delle cose.
Un modus operandi non certo facile
da comprendere, ma sicuramente degno dell’attenzione comune libera da qualsiasi
schema e aperta ad una nuova visione del fare
e vivere l’Arte in ogni sua
forma.
Per addentrarci ancor più in questo
viaggio ricco di sorprese, riporto qui di
seguito alcune domande poste direttamente al regista Dario Acocella, che
colgo l’occasione di ringraziare per la simpatia e la spontaneità delle risposte
datemi:
- Massaggiare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. In queste parole sei riuscito a racchiudere il messaggio segreto attorno a cui la vita di Fausto delle Chiaie non ha mai smesso di ruotare. Ma cosa significa, per Dario Acocella, riuscire ad essere sensibili al mondo che ci circonda? Esiste un ingrediente capace di rendere visibile all’animo umano ciò che appare invisibile agli occhi dei più?
Credo che tutto ruoti intorno all'attenzione e alla presenza con cui si vive.
Nella società che ci circonda ed in cui siamo immersi, sento spesso la
sensazione
che si viva nella totale disattenzione e, al tempo stesso, nel terrore per
l'invisibilità.
Tutti desiderano diventare famosi (anche se non sanno per cosa) ma solamente
pochi vivono invece di lasciarsi vivere. In sostanza penso che, dopo aver sottratto
alla vita quotidiana e alla routine dei propri schemi i bisogni, sia necessario occuparsi un pò di più
delle proprie esigenze.
- Ricorderai di certo l’impatto iniziale che l’incontro e la conoscenza con l’artista in questione ha in te sortito. Quali sono state le tue prime impressioni e quali, invece, le ultime… quelle che hanno accompagnato il tuo saluto al viaggio nella radice più profonda dell’essere artisti?
Mi sono affacciato a questo viaggio in
punta di piedi. Fausto non faceva altro che esserese stesso, come fa da oltre quarant'anni, ed io, osservando lui, cercavo di
capire qualcosa in più anche di me. Nessuno dei due forse ha veramente capito il risultato finale
di questo viaggio, ma io ho spento la macchina da presa con una consapevolezza in più. E'
possibile vivere rispondendosolo alle proprie esigenze creative ed espressive. Ognuno di noi ne ha, è una
peculiarità strettamente umana, e soddisfarla significa mantenersi vivi ed umani a prescindere dal
risultato. L'opera non decreta da sola l'identità artistica di chi l'ha
compiuta, l'importante, come dice Bonito Oliva nel film, è sapere che "l'arte è una domanda sul mondo"
e non una risposta. Vivere soddisfacendo solo i bisogni non basta, lo fanno
anche gli animali.
- Com’è nata l’idea di un film documentario per il tuo esordio sul grande schermo?
Credo che oggi il linguaggio del documentario si stia
rapidamente trasformando. Per quanto nato dall'esigenza di portare alla luce ed informare, a volte anche
con un’anima didattica, realtà sociali piuttosto che luoghi sconosciuti ai più, (ricordo Comerio e
Omegna come veri pionieri del genere nostrano) oggi è giunto a rispondere ad una domanda diversa rispetto
ad allora; sottrarre al cinema la finzione. Quindi il cinema del reale, come va di moda
dire oggi, trovo che sia estremamente interessante e pienamente corrispondente alle mie esigenze
attuali. Mi ritrovo molto sia nella possibilità di utilizzare un codice stilistico proprio del
cinema, sia nel raccontare storie vere, reali e non costruite a tavolino.
- Regista, sceneggiatore e montatore. Nonostante il
tuo percorso artistico presenti un distacco a tinte forti rispetto quello
intrapreso da Fausto delle Chiaie, pensi vi siano delle caratteristiche più
profonde che in parte li accomuni?
Sicuramente Fausto, a differenza di me, ha molto più coraggio. Per me questa è stata la prima volta che mi sono lanciato in un progetto da solo, solo in un secondo momento ho avuto l'appoggio di coproduttori e Raicinema. Fausto invece compie il suo viaggio quotidiano verso la Capitale ogni giorno, anche se ad aspettarlo non c'è nessuno. Ci accomuna il desiderio di esprimersi, ma lui, come ripeto, ha molto più coraggio di me; non mi resta che imparare ancora.
***
Sarebbe realmente bello se tutti riuscissimo a
concludere ogni nostra avventura con un “non mi resta che imparare ancora”.
Noi ci proviamo… magari iniziando a pensare di
costruire la nostra personale barchetta con la stagnola. E, perché no,
chiedendoci di cosa la riempiremmo.
Desy Giuffrè
Zerozerocento Produzioni
in collaborazione con
RAI CINEMA
e con
presenta
Ho fatto una barca di soldi
un film documentario di DARIO ACOCELLA
Proiezione ufficiale fuori concorso al Festival del Cinema di Roma nella sezione
Prospettive Doc Italia
in anteprima mondiale sabato 9 novembre 2013 ore 20:00
Museo MAXXI (Via Guido Reni 4/A Roma)
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"Lo stare insieme è nello stesso tempo per noi essere liberi come nella solitudine, essere contenti come in compagnia."
Emily Brontë